IO SONO L’ULTIMA,
VOGLIO SOLO FARE LA TUA VOLONTÀ
Veglia di preghiera in occasione della promulgazione del Decreto di VENERABILITA’ della Serva di Dio Antonietta Lesino.
(Abbazia di Rodengo Saiano, 30 settembre 2021)
-
Cel.
Nel nome del Padre, nel nome del Figlio e dello Spirito Santo.
-
Tutti
Amen.
La Carità
“Per tutti io ti adoro, per tutti ti ringrazio, per tutti ti amo”
Dalla lettera ai Romani
(12, 9-10.12-13.15-18.21- 13,8.10)
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
Non è possibile cercare la perfezione fuori della carità, perché questa virtù fa raggiungere il fine della vita che è Dio, fa amare Dio e fa amare noi e il prossimo per Iddio. Chi possiede la carità è sempre unito alla grazia e in rapporto di amicizia con Dio.
Antonietta fece dell’amore di Dio lo scopo della sua vita. Il suo impegno costante fu di seguire Gesù nel modo più perfetto possibile e realizzò l’unione perfetta con Dio mediante la preghiera e la meditazione. Scrive: “Gesù, sin dagli anni della fanciullezza ti ho amato e cercavo di servirti”.
Dall’unione con Dio attingeva la forza per vivere in pienezza la sua consacrazione, per compiere perfettamente i suoi lavori e per donarsi a tutti nella carità. Ha esercitato l’amore al prossimo senza riserve, spinto, in alcune circostanze, fino all’eroismo. Amò tutte le persone perché in esse vedeva l’immagine di Dio. Prestò aiuto a tutti quelli che vedeva in difficoltà o necessità materiali o spirituali e a tutti quelli che si rivolgevano a lei. Il suo comportamento mite, dolce, sereno ispirava fiducia e confidenza.
Il suo spirito squisito di umiltà e carità verso tutti, specie gli ammalati, aveva profondamente colpito gli abitanti di Ome, che la ritenevano veramente una santa. Non si udì mai da lei un’espressione irriguardosa, alterata o poco caritatevole. Nella sua vita e nelle sue parole non si trovò mai mormorazione. Era sempre pronta a giustificare tutti, a compatire e a sopportare i difetti degli altri. In tutti trovava aspetti positivi e li metteva in evidenza perché tutti venissero accolti, apprezzati e stimati. Suo maestro per lo sviluppo dell’amore fraterno era P. Ireneo che sempre nei suoi scritti e nelle sue parole, raccomanda la carità come distintivo della Piccola Famiglia Francescana.
Dagli scritti di p. Ireneo Mazzotti, Fondatore della P F F
La carità è tutto: abbraccia e contiene ogni nostro dovere verso Dio, verso il prossimo e verso noi stessi; se la carità è praticata come ce l’ha insegnata nostro Signore, basta davvero e si è fatto tutto, perché con la carità ci sarà anche tutto il resto.
Amatevi da vere, autentiche sorelle formanti una sola piccola famiglia in cui tutte sono una per tutte e una per tutte.
L’amore è una potenza che si espande, una mano che dona, un cuore che si vuota a beneficio degli altri. E’ la follia dell’amore che sente il bisogno di donare, di fare qualcosa di straordinario per esaurire la sua sete di sacrificio.
Canone:
Ubi caritas et amor, Deus ibi est
L'Umiltà
“L’uomo umile piace a Dio”
Salmo 131
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato
in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
Antonietta era consapevole che tutto ciò che c’era in lei di buono era dono di Dio e nutriva una profonda riconoscenza al Signore. Cercò sempre, per tutta la vita, in ogni circostanza, il nascondimento, si mise dovunque all’ultimo posto, desiderò di essere ignorata, di non essere tenuta in considerazione; cercò con somma cura di nascondere se stessa agli altri per non ricevere stima, e in questo riuscì perfettamente.
P. Ireneo, nella circolare con la quale comunica la sua morte alle Sorelle dichiara: “Chi di voi non ricorda la sua grande e profonda umiltà?... Era tale la sua umiltà che se io l’avessi messa sotto i piedi, ella mi avrebbe ancora ringraziato. In quasi 12 anni che visse al Cenacolo mai una volta disse l’ultima parola, mai si scusò; visse silenziosa ritenendosi l’ultima, la più inutile della casa”.
Accettò anche rimproveri non meritati, ritenendoli sempre giusti. A una Sorella milanese che la rimproverò, ritenendola buona a niente, perché era giunta in ritardo per l’iniezione, rispose con bontà nel suo dialetto: “Te ghe resun, te ghe resun: sun propri una balurda de Milan”. (Hai ragione, sono proprio una balorda di Milano).
Tra i suoi propositi c’è il seguente, che mostra chiaramente il cammino spirituale che volle percorrere per raggiungere la santità: “La pace: fare sempre il mio dovere e tacere, sempre felice di imitare Gesù”. Proprio nel nascondimento, nell’umiltà, nello scegliere sempre l’ultimo posto, nell’accettazione anche di mancanza di riconoscenza per la sua attività, Antonietta imitò Gesù con tutto il suo impegno e, in tal modo, pose fondamenta incrollabili all’edificio della perfezione che andava costruendo.
“La chiamavano “la violetta” perché della viola aveva il profumo: alzava dal lavoro il volto minuto, illuminato da due occhi sorridenti e rispondeva umile e comprensiva. E quasi all’inizio della primavera l’Angelo del Signore, cercando tra i timidi fiori, ha scelto una “violetta”, l’ha colta, l’ha recata alle sue eterne nozze con lo sposo celeste”. (testimonianza di una Sorella in occasione della sua morte).
Dagli scritti di don Gigi Sabbioni
Accoglierai la correzione che viene dai fratelli, ora dolce, ora più aspra: è sempre un aiuto a vivere l’essenziale.
Il Cristo Risorto non abbandona nessuno lungo il cammino e lo Spirito non smette di soffiare in ogni uomo: questo è l’essenziale.
Confessa apertamente i tuoi limiti nel pensare e dire Dio, nel capire la vita. La tua umiltà sia sincera e gioiosa: è il terreno in cui cade il buon seme della misericordia di Dio, che produce frutti di conversione, pace e benevolenza.
Canone:
Misericordia Domini in eterno cantabo
La Povertà
“La grazia compone in armonia la nostra miseria e l’amore di Dio”
Dal Vangelo secondo Marco
(12,41-44)
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Antonietta amò profondamente la povertà e la praticò con diligenza scrupolosa per tutta la vita. Aveva capito che l’amore e la ricerca della ricchezza abbassano il livello morale, perché il denaro crea una specie di schiavitù che domina chi da esso si lascia soggiogare. Accumulare i beni materiali toglie quiete all’anima distraendola dall’unione con Dio. La povertà esercita una funzione di purificazione e di liberazione, rende il cuore pronto all’unione con Dio nella carità.
Antonietta praticò la povertà, in vari casi anche in forma estrema, senza il minimo lamento e non desiderò mai nulla più del poco che aveva. Nel bombardamento su Milano dell’ottobre 1942, Antonietta perse la casa, distrutta con tutto ciò che aveva. Si recò a Busto, da p. Ireneo e gli disse: “Padre, sono tutta qui. La mamma è andata in Paradiso, la casa è bruciata e non ho più nulla. Ora sono proprio una vera figlia di S. Francesco”. Questo spirito di povertà indusse p. Ireneo a sceglierla per aprire la casa di Ome, dove arrivò l’11 ottobre 1950 e vi rimase fino alla morte. Quella casa era una vecchia abitazione di contadini, semi in rovina, che mancava di tutto. Antonietta e l’altra Sorella che era con lei avevano a disposizione due stanzette arredate poverissimamente. Una stanza adibita a cucina con una vecchia stufa, quattro sedie e un tavolo; nell’altra stanza c’erano due lettini fatti da reti di campo abbandonate dai soldati alla fine della guerra. Antonietta accettò totalmente tale situazione di povertà e la visse con gioia, senza cercare mai nulla e sempre contenta del minimo necessario; e in certe circostanze rinunciando anche a quello perché non mancasse alla Sorelle come quando, riferì M. Cancelli, a cenare erano in quattro e c’erano tre panini quella sera, Antonietta per non privare nessuna delle Sorelle del cibo disse che non aveva fame esaltò la cena. La vita di povertà di Antonietta trovava nella preghiera e nella carità il suo agire. Più si faceva povera esteriormente e interiormente, più aumentava in lei il desiderio di unione al Signore e la pratica della carità verso i bisognosi. Tra i suoi scritti: “O Signore, io non vi domando né sanità, né malattia, né vita, né morte, ma che voi disponiate della mia vita e della mia morte per la vostra gloria, per la mia salvezza e per l’utilità della Chiesa”. Proprio per la povertà Antonietta imitò perfettamente S. Francesco: “Io, frate Francesco piccolo, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore Nostro Gesù Cristo e della sua Santissima madre e perseverare in essa fino alla fine”. (FF 140).
Dagli scritti di don Gigi Sabbioni
Vivendo le beatitudini ti ritroverai “in compagnia” dei preferiti dal Signore: I poveri, gli afflitti, quelli che non contano. Accoglili cordialmente, non solo a parole.
Cerca il positivo in ogni persona che incontri. Rifiuta di abbandonarti alle antipatie. Un’ impressione sfavorevole può spingerti a giudicare il tuo prossimo dal suo lato più negativo, a compiacerti degli errori scoperti nel fratello. Lasciati piuttosto conquistare da una sovrabbondanza di amicizia verso tutti.
Abbi il coraggio di voler bene, senza riserve.
Canone:
Il Signore è la mia forza
e io spero in Lui.
Il Signore è il Salvator,
in Lui confido, non ho timor
In Lui confido, non ho timor.
L'Obbedienza
“Per tutti io ti adoro, per tutti ti ringrazio, per tutti ti amo”
Dalla lettera ai Filippesi
(2,5-9)
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo io l’ha esaltato e gli ha dato un nome al di sopra di ogni altro nome.
L’obbedienza è la virtù che più ci unisce a Dio. Gesù è modello perfetto di obbedienza al Padre e può dichiarare: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34), e ancora: “Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 5,30). Antonietta, dotata di profonda umiltà, esercitò per tutta la vita un’obbedienza perfetta, senza riserve, a volte eroica. Fin da bambina si abituò alla pratica dell’obbedienza in famiglia. Durante tutta la sua vita la sua obbedienza fu straordinaria sia per la generosità sia per la costanza. Al riguardo p. Ireneo dice: “Se Antonietta Lesino è santa… lo deve soprattutto a me perché io, in persona, le ho fatto praticare, eroicamente e più di una volta, l’obbedienza e in tanti anni che abbiamo vissuto insieme qui al Cenacolo non disse mai l’ultima parola! Antonietta obbedì sempre a tutti i suoi superiori e, in modo particolare al suo direttore spirituale, lasciandosi guidare da loro in ogni momento e in tutte le circostanze: nei comandi dei superiori vedeva manifestata la volontà di Dio ed era convinta che l’obbedienza è il fondamento della santità e la virtù che ci fa imitare e seguire Cristo in modo totale. Una delle più grandi manifestazioni di obbedienza fu l’accettazione dell’invito ad aprire il Cenacolo per il sacrificio che le costò: allontanarsi dalla sua città, dai familiari e parenti, dalle amicizie e dalle relazioni. Durante la sua permanenza al Cenacolo non fece che obbedire a tutti, come fosse nata solo per obbedire con prontezza e impegno. Così camminò sulla via della perfezione, avvicinandosi costantemente al Signore e divenendo modello per coloro che l’hanno incontrata.
Dagli scritti di Vincenza Stroppa, Cofondatrice della Piccola Famiglia Francescana
Doniamo la nostra vita senza riserve e vivremo d’amore
Il cuore che ama dell’amore di Gesù è nella luce e fa bene ogni cosa nella volontà di Dio verso sé e verso i fratelli con i quali vive.
Per la dolce obbedienza io volo come freccia all’Amore mio…l’obbedienza e la povertà riempiono l’anima mia della felicità divina che sulla terra non ha paragone.
Canone:
Niente ti turbi, niente ti spaventi
Chi ha Dio niente gli manca
Niente ti turbi, niente ti spaventi
Solo Dio basta.
La Preghiera
“Parlare di te, Signore, è gaudio al cuore e comunione di vita”
Dalla lettera del Siracide
(35,21)
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto.
Antonietta ha realizzato la sua esistenza costantemente illuminata dalla presenza dello Sposo, il Signore Gesù, accolto, amato e servito con eroica generosità nelle varie vicende della vita.
Fin da bambina il suo interesse è l’amore di Dio: “Gesù, sin dagli anni della mia fanciullezza ti ho amato e cercavo di servirti” e, ancora: “avrei voluto che tutti sentissero il desiderio di istruirsi nella fede”, e fino alla fine della sua vita è stata donna di orazione intensa. Le ore della sua giornata erano scandite dalla preghiera; spesso pregava per ore durante la notte. Scrive lei stessa: “Nella nostra cappellina, anche nelle ore piccole della notte, c’è chi prega perché Gesù entri nelle famiglie e le ricomponga in pace”.
In ogni faccenda Antonietta trovava un valore spirituale e sempre, con la mente e il cuore, proseguiva la preghiera. La sua preoccupazione più grande era quella di poter arrecare un dispiacere a Dio. Dissero di lei che “era sempre assorta nella preghiera e in qualunque momento le si rivolgeva la parola, si capiva subito che stava pregando”. Il Vangelo e l’Eucaristia erano i suoi due grandi tesori: “Preghiera: elevazione della mente in Dio (…) Essenza della preghiera: fare la volontà di Dio(…) Fiducia e sforzo(...) La venerazione come preghiera (…) Pregare in dialogo: noi e Gesù. Eleviamo sempre la mente a Dio parlandogli”.
Dice P. Ireneo: “Quando avevo bisogno di lei, ero sicuro di trovarla ai piedi del Tabernacolo e ad un mio cenno alzava subito il suo volto luminoso e, sorridendo, volava dove era attesa”
Di tutto rendeva grazie a Dio.
Aveva un preciso programma di vita: “Quando noi, con umiltà avremo chiesto e ottenuto dal nostro buon Signore di amarlo ardentemente, non ci accontenteremo di tenerlo egoisticamente per noi, ma ci prodigheremo per farlo amare anche dagli altri e, con Esso, anche la sua cara Mamma Maria SS.” (Lettera II alle novizie)
Portare a tutti il Signore, donarlo ai fratelli, servirlo nei fratelli, amarlo in ogni persona. Questo ci ha insegnato e ci insegna Antonietta.
Dagli scritti di Vincenza Stroppa, Cofondatrice della Piccola Famiglia Francescana
“Il mezzo che ci porta sicuramente ad una piena unione con Dio, quale egli nella sua volontà particolare su ciascuna di noi ha stabilito, è la preghiera, qualunque essa sia. Preghiera vocale, mentale, di contemplazione, a seconda che Iddio vorrà da noi e ci ispirerà. Basta che noi ci uniamo a Lui con tutte le nostre forze e che sia continua”.
L’importante è che l’anima cerchi con sincerità, impegno e costanza l’orazione. Questa è la nostra vita nella regola che il Signore ci ha dato.
Preghiamo, figliole mie, sorelle care; costantemente preghiamo: Dissetiamoci, ristoriamoci alla preghiera, acqua viva, zampillante, vivificante di grazia divina, vita incessante di Spirito Santo.
Canone:
Oh, oh, oh, adoramus te, Domine.
Oh, oh, oh, adoramus te, Domine.
Preghiera ad Antonietta Lesino
(di fr. Francesco Bravi, ofm)
Tu che hai amato con cuore indiviso il Signore povero e crocifisso,
aiutaci a crescere nella comunione con lui.
Tu che hai compiuto sempre la volontà di Dio in obbedienza e umiltà,
sostieni il nostro cammino nel realizzare il progetto del Signore.
Tu che hai servito con grande carità i fratelli donando loro serenità e gioia,
insegnaci ad essere accoglienti, pazienti e buoni verso tutti.
Tu che hai vissuto la tua consacrazione nella Piccola Famiglia Francescana
accompagnala con la tua premurosa vicinanza,
perché cresca e dia abbondanti frutti di santità.
Tu che sei passata facendo del bene nelle case di Ome
proteggi e difendi questa comunità.
Amen.